Quando deve esser messo a tacere il nostro senso civico morale ? Esiste una linea di demarcazione tra esso e il dovere di compiere qualcosa che infranga quel confine ? E’ un dilemma con il quale molti noi han dovuto confrontarsi nel corso della vita, molte volte infrangendone canoni preconcetti. La riflessione parte da un fatto accaduto poche settimane fa ad Avignone in Francia che ha come oggetto il licenziamento di un dipendente di Veolia, il colosso mondiale francese erogatore di acqua, gas ed energia. La causa della messa in fine rapporto evidenzia senza fraintendimenti questa riflessione : licenziato poichè si rifiutava di staccare la fornitura di acqua a chi era incapace di pagare. Per l’impiegato, che da sette anni teneva questo comportamento, si trattatva di una questione morale; per la multinazionale semplicemente di una destabilizzazione nell’organizzazione aziendale. La questione è ora nelle mani dei “Proud’hommes” giudici civili eletti da imprenditori e lavoratori appositamente operativi su conflitti tra lavoratori ed azienda. Il dipendente afferma che appurate le cause dell’impossibilità a sanare il contenzioso, cercava di indirizzare le famiglie presso i servizi sociali oppure a prospettare soluzioni di rateizazzioni di pagamento. L’analisi è ambivalente a seconda che si usi il parametro del datore di lavoro o quello di semplice cittadino e la grave crisi economica mondiale in atto non aiuta certamente a prendere posizione. Come imprenditore si potrebbe obiettare che una maggior attenzione del responsabile gestione risorse, avrebbe individuato lacune e incapacità a quel ruolo del dipendente e quindi bastava un semplice cambio di ruolo o trasferimento. Come cittadino, non fagogitato dal cinismo di una società che predilige ragionare di tecnologia e non di cuore, mi sarei trovato nella medesima situazione, consapevole però dell’inadeguatezza del mio ruolo. Altare o gogna ? Questo è il dilemma. Cosa credeva di fare, forse salvare il mondo, evitando il distacco dell’erogazione a quelle famiglie ? Oppure ha pensato, per quel poco che posso fare , pur rischiando il posto, aiuto concretamente chi è messo peggio di me ? Davvero difficile. E se in mezzo a tutto ciò nascesse nel cuore di quei pozzi di avidità monetaria che sono Presidenti, Consigli d’Amministrazione, Direttori di multinazionali, un seme che inducesse ad una politica di minor profitto prestabilito, ad esempio sostenere le cosiddette fasce deboli della società, un cuscinetto di dilazione dei pagamenti protempore o di minor costo della fornitura ? In questo caso non ci troveremmo di fronte a nessuna linea di demarcazione tra dovere e morale, poichè saremmo ampiamente nello spazio della morale. Dal latino “moralis” calco coniato da Cicerone inquadrando perfettamente la questione: Insieme di consuetudini e di norme riconosciute come regole di comportamento da una persona, un gruppo, una società, una cultura: . Con riferimento al rispetto delle norme morali, cioè al comportamento soprattutto di una collettività. Oggi tuttò ciò è calpestato nel nome del dovere ad ogni costo, anche quello di privare una famiglia di un bene prezioso come l’acqua e di licenziare un dipendente dalle sembianze troppo umane. B.C.
Nessun commento…basta leggere e pensare, ma nemmeno molto, a ciò che da anni ci accade intorno. Noi siamo soliti dare la colpa alla politica, in un mantra continuo che ci distoglie dall’osservazione dei fatti concreti che ci accadono intorno. E noi cosa facciamo? Osserviamo quello che ci sembra ovvio, e…ci lasciamo accadere. Proprio così evitiamo il cambiamento!
Grazie Coki ! E’ un piacere sapere che mi leggi.