“Dissoluta negligentia prope dolum est”

Le pareti dell’inviolabile rifugio di ogni adolescente, ovvero la loro camera, racchiudono a volte segreti impensabili e segnali invisibili di un universo troppo sconnesso dalla realtà, per genitori troppo indaffarati. Stanze pregne di immagini ad alta radiazione di vacuità, nella maggior parte irradiate da star mediatiche e quasi mai da esempi di sani valori; camere dove i dolciastri odori dei primi umori di piacere proibito si mescolano a biancheria troppo indossata, sono il perimetro di un’altro luogo fisico. Differente da quello che vediamo alla luce del sole. Se i muri, le coperte, i cuscini strapazzati custodi di tenere lacrime d’affetto, o i porta oggetti multicolori potessero parlare, canterebbero all’unisono le strofe di canzoni suggellate dai vari protagonisti di reality televisivi. Libri aperti, manco sfiorati se non per timore di interrogazioni o scadenze di valutazione sostano perpetuamente come automezzi dimenticati.  Una sola luce segnala presenza di vita. Resta perennemente accesa ad illuminare un mondo perfettamente estraneo a chi non entra in quella stanza, a chi non vìola quell’inacessibilità protetta da criptiche password. Loro, i nuovi adolescenti non vivono in quell’appartamento, nelle classi, nei tristissimi corner di centri commerciali, no, loro abitano dentro pc, notebook, tablet, smartphone e tutto ciò che mette in connessione con una socialità apparente, dove già  si può essere qualcosa che a quell’età non si riesce ad essere. Nell’altra parte dell’emisfero domestico appaiono e scompaiono padri e madri di coloro che coabitano in quel nucleo sociale. Esausti di un tempo prezioso ma troppo avaro. Appesantiti da mille impegni per sbarcare il lunario o non rinunciare a qualcosa che ritengono troppo prezioso per privarsene: l’individualità e il suo appagamento. Lavoro, spesa, riunioni di scuola, attività sportive, ed eterne discussioni con i rispettivi partners cannibalizzano il sacro tempo dell’ascolto, della disponibilità, della comprensione ma soprattutto del pronto intervento correttivo.
Anche i divorzi e le separazioni hanno aggravato questa situazione, seppur plasmato il diritto alla piena libertà della persona. Seconde madri, secondi padri, famiglie allargate contribuiscono forse ad una fragilità adolescenziale in continua necessità di manutenzione e restauro. Allora, provocatoriamente uso la saggezza degli antichi per esternare il restante contenuto dello scritto.
Dissoluta negligentia prope dolum est
Una sregolata negligenza è quasi dolo
E la negligenza di cui si parla è quella di moltissimi genitori in merito al controllo dei propri giovani figli dediti all’uso di droghe e alcool. No, non prendetevi la briga di pensare subito alle grandi città, parlo di cittadine e paesi della bergamasca. Uno studio dell’Istituto Negri ha accertato come nei nostri territori si consumino 6 dosi di cocaina ogni 1000 persone, contro le 4,79 di Milano. La percentuale di  adolescenti bergamaschi che ha provato cocaina è del 5,8,” più alta di quella della lombardia e anche nazionale. Se qualcuno pensando ai tredicenni li immagina impegnati soprattutto a scambiarsi figurine dei calciatori e a discutere dell’ultimo videogioco, deve ricredersi. Già a quell’età purtroppo, cominciano a sperimentare cocaina e a bere alcolici. Una realtà sconvolgente che spesso le stesse famiglie non vogliono accettare, ma con la quale si scontrano ogni giorno gli operatori delle associazioni alle quali tocca poi risolvere i problemi. Dalla comunità “Promozione Umana” di Trescore ad esempio, un’operatrice dice che i ragazzi confessano di aver iniziato in terza media o in prima superiore. Un’insegnante di Ponte Ranica raccoglie le confessioni di un gruppo di dodicenni che per festeggiare il compleanno di uno di loro si è fatto fuori un cartone di birre. L’età in cui si inizia con droga e alcool stà scendendo vertiginosamente. Inizia magari quello più grande, avendo già provato e coinvolge gli altri, son queste le dinamiche del gruppo e se non lo fai sei uno sfigato. Oggi la droga non la trovi alla stazione del Paese ma hai lo spacciatore davanti l’Oratorio o nei centri commerciali. La cocaina costa sempre meno. E’ scientificamente provato che a quell’età il ragazzino medio è insicuro e fragile, con la droga si sente invece un leone, anche se intanto gli si bruciano i neuroni che nessuno gli ridarà più». Chi inizia a bere lo fa a casa, intorno agli undici-dodici anni, perché i genitori ricordano con  orgoglio che i nonni lo facevano con loro, così, si comincia ad avere confidenza con l’alcol.
A volte vedo quindicenni bere dei cocktail che stroncherebbero me che ne ho 52. Vogliamo anche dire che nonostante la crisi, hanno sempre troppi soldi a disposizione?. Quindi il problema c’è, ma le famiglie non lo vogliono vedere: hanno ancora l’immagine del tossico di una volta e non lo associano certo con il ragazzino pulito che hanno in casa. Quando notano sbalzi d’umore e cambiamenti di carattere danno colpa all’età.Tanti genitori non sanno cosa faccia il figlio la sera  e c’è anche vergogna ad ammettere di avere in casa un problema di questo genere. Quando capiscono che il figlio si droga , a quel punto in genere, il ragazzo ha già diciotto-diciannove anni, e si droga da quattro o cinque. Magari inventandosi che si faceva solo degli spinelli, sui quali si passa sopra. Gli organismi deputati all’educazione, sono figli dell’ipocrisia. Creature generate dall’oscuro terrore racchiuso in tutto ciò che è considerato “peccato” o “immorale”. Un sistema talmente putrefatto nella sua ipocrisia, da non ammettere che tutto ciò sia integrato al quotidiano; crede di immunizzarlo non parlandone, oscurandolo o proibendone la discussione e il confronto proprio con loro, che invece lo vivono perché  presenti ogni momento quali esseri viventi . Loro, quattordici, quindicenni  che tutto pensano fuorchè droghe ed alcool producano gravissimi danni ficisi e psicologici o ancor di più sensi di colpa perché rappresentazioni del peccato, quasi al limite del ridicolo. Nel frattempo si sbriciolano i valori, si contribuisce a mutare una società debole, confusa e privata di autoanalisi. Per cui oggi più di ieri riflettiamo sull’antica citazione: ” una sregolata negligenza è quasi dolo”.  B.C

2 commenti su ““Dissoluta negligentia prope dolum est””

  1. Io non sono poi così grande eppure ricordo, forse a torto, che quando avevo sui 14-15 anni nessuno dei miei amici o conoscenti era dedito ad alcool o droga. Certo é che almeno i tre quarti di noi aveva provato almeno una volta uno spinello o un bicchiere di qualcosa, ma oggi i ragazzini bevono, fumano e si drogano come se non ci fosse un domani. Non esagero la cosa né voglio innalzarmi a moralista perché forse io faccio anche di peggio, però sono rimasta shoccata quando UNA sedicenne qualche settimana fa mi ha detto : ” Ma dai? Non hai mai provato una pasticca quando vai a ballare? “

    1. Sì, a volte si resta sgomenti di fronte a tanta determinazione e incoscienza. Mi chiedo se siano solo osservazioni generate dal passare dell’età ma poi mi convinco che i valori non hanno tempo e anagrafe. Grazie del tuo commento. Buona giornata

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