Immagino per qualche minuto di osservare il mio Paese dal roof garden dello spazio. Una skyline mozzafiato, mi regala qualcosa di speciale, il mondo ce l’invidia. Poi, vengo però attratto da una tenebrosa macchia nera che par quasi avvolgere l’interno della penisola. Strofino gli occhi per mettere a fuoco, notando distintamente devastazione, distruzione, palazzi ancora avvolti dalle fiamme, osservo meglio e ciò che vedo mi atterrisce. Non vedo gente armata di idranti attorno a quei fuochi, non scorgo uomini e donne con attrezzi per spostare le macerie e dar spazio alla ricostruzione e ancor peggio, pochi ed isolati son coloro che convergono verso i feriti, i deboli, i più colpiti da quella distruzione. Ecco ciò che vedo. Assisto incredulo all’affabulare di una tragicomica storia che non cessa di ripetersi da quasi vent’anni e i bimbi che ne furono destinatari nei racconti dei grandi, oggi a loro volta continuano a narrarne la trama. In questa storia i protagonisti son sempre e solo due. In Italia li distiguono i colori : rossi e neri. Quel che sorprende è che in questa è una storia non c’è un finale e non si ipotizza mai, a differenza di una favola o di un film americano un lieto fine. Sfogliando il racconto nelle pagine di questi anni però, emerge con crudezza una dato :le tangibili conseguenze di interminabili battaglie ideologiche. Fuori dalla favola le ideologie segnano il percorso, lo identificano ed in genere nelle democrazie evolute, volgono all’apporto di un civile progresso alla società destinataria. Non accennano a divenire meri strumenti di combattimento, capaci unicamente di distruggere ciò che l’avversario propone, anteponendo la pura egemonia alla costruzione di qualcosa socialmente utile. Sono letteralmente basito, quando leggo in queste ore commenti di diniego al dialogo politico unilaterale con frasi del tipo : ” non siedo al tavolo, non governo con chi ha portato allo sfascio questo Paese”. Mi chiedo, ma chi vogliamo prendere in giro ? In questi ultimi vent’anni tutti han fatto un giro al timone della nave… tutti ! Chi c’era e non ha potuto e chi c’era e non ha voluto. Ma la sintesi chiara, trasparente sotto gli occhi di un qualunque cittadino fuori dalle logiche di potere è che tutti sono corresponsabili di questa devastazione. Tornando alla drammatica visione di cui godo dal roof garden dello spazio, quel che vedo è pura distruzione e rifletto : ” ovunque di fronte a eventi tragici, o situazioni che mettano in pericolo la sopravvivenza stessa della collettività, chiunque depone le armi e provvede a ripristinare la possibilità di esistenza, a ricostruire ciò che è stato distrutto, a ridare speranza a coloro che non han più nulla. Negli Stati con classi politiche decenti, vediamo battaglie all’ultimo sangue nel corso di campagne elettorali durissime, ma conquistato il podio, ammiriamo anche collaborazione per ricostruire, se in gioco vi è la continuità della nazione. Oggi assistiamo a danze tribali di ostentata egemonia, quando lo scarto di vittoria elettorale è attestato a poche centinaia di migliaia di voti. Si continua a insultare una metà precisa del Paese per aver fatto scelte diverse, ritenendola indegna di cooperare ad un programma di ricostruzione. Non uso il termine “cambiamento” perchè questo interessa tutto l’arco costituzionale, nessuno escluso dopo quarant’anni di potere. Questa prepotenza, a volte perfino irritante, sorge il dubbio sia necessaria a nascondere una drammatica divisione partitica che per pavidità ha accolto nella storia del suo pensiero, distorsioni che non le appartenevano, allontanando giorno dopo giorno il più importante degli elementi catalizzatore di consensi: il sociale, l’uomo e le sue reali necessità, gli ultimi. Chi sono coloro che non voltano lo sguardo alle spalle, continuando impunemente a combattere su improduttive contrapposizioni ideologiche ? Non esiste oggi altro termine per identificarli : sono benestanti. Privati di uno dei sensi più importanti, la vista. Ciechi che non vedono famiglie alla deriva, famiglie che non riescono a garantire un futuro ai propri figli, famiglie che si privano avere figli perchè impossibilitati economicamente. Anziani che muoiono nella dignità della sopravvivenza. Giovani piegati alla sconfitta di emigrare per sentirsi vivi in un Paese che li ritiene un problema e non una risorsa. Imprenditori che azzerano il lavoro di intere generazioni per il soffocamento di un costo del lavoro inaudito… ecco cosa vedrebbero i benestanti di questo Paese se si voltassero. Non han capito che oggi più che mai servono fatti immediati e non reality dove si contano i fan. Questo la gente chiede. Avessero dignità , servirebbero il Paese, prima ricostruendolo dalle macerie e poi, solo dopo, ricomincerebbero a duellare cercandone le cause…ma a questo provvederanno gli storici.