Forse, serve coraggio per scrivere nero su bianco certe opinioni ma nel clima di questi ultimi mesi può servire a riflettere su come molti italiani adirati, tra i quali mi metto per primo, non abbiano molti motivi per tale sentimento. Inizio questa riflessione scegliendo come periodo storico il secondo dopo guerra. In quella fase si plasmarono o forse si accentuarono, a mio giudizio, caratteristiche del comportamento del cittadino italiano. Escludo di individuarne le cause, qualunque esse siano, non è questo che mi interessa. Affermo però che, mentre una parte di cittadini, senza distinzione di sesso, classe sociale o professione, a testa bassa impiegava nella totalità il tempo per concretizzare la costruzione di un futuro immediato migliore, destinato al proprio nucleo famigliare, al comune, ed infine, ma non ultimo al proprio Paese, c’era chi iniziava a spargere semi di comportamenti sociali antietici che col passare degli anni, unitamente ad altri fattori, avrebbero portato l’Italia alle attuali condizioni. Dalla privazione forzata della libertà in ogni sua forma esercitata dalla dittatura fascista, si passò ad un suo uso spregiudicato, inquadrato nel concetto di contravvenzione alle norme, alle regole di comportamento, di irregolare competitività, di spudorato clientelismo ecc. ecc. Questo vizioso seme irrigato con la voglia comune di predominare, privilegiando “l’io” a svantaggio della “cosa comune” o della “collettività”, si è diffuso lentamente in ogni tessuto sociale del Paese, ramificandosi a tal punto che pochi, non ne hanno trovato frutto nel proprio giardino. Quanti cittadini italiani, in questi anni, non hanno utlizzato anche piccole raccomandazioni, evitato contravvenzioni, modificato bilanci o dichiarazioni dei redditi; goduto di affari per aver avuto in anticipo soffiate sull’approvazione di un piano regolatore o sulle modalità di partecipazione ad una gara di appalto o semplice concorso pubblico… e ancora, trasferito illecitamente denaro all’estero, esercitato voto di scambio, offerto denaro per corrompere un funzionario pubblico anche solo comunale per l’accelerazione di una pratica o l’ottenimento di un documento…ma soprattutto, quanti hanno silenziosamente esibito indifferenza verso chi doveva amministrare la cosa pubblica, preferendo occupare il proprio tempo libero in altro modo; quanti hanno voltato lo sguardo altrove di fronte a illeciti, truffe, reati che si consumavano sotto i loro occhi, incorrendo in una spregevole omertà o vigliaccheria, mentre il corretto senso civico di un cittadino dovrebbe condurlo a farne pubblica denuncia, sociale e giudiziaria. E potrei continuare ancora per molte righe, certo che, ” chi è senza peccato scagli la prima pietra”. L’insieme dei risultati di questi comportamenti, “alcuni tipici italiani” ci hanno condotto qua. Ma in sincera onestà, credo che il diritto pieno alla manifestazione della rabbia, l’abbiano tutti quei veri “onesti” cittadini italiani, che per anni hanno svolto il loro lavoro con onestà, serietà e lealtà sociale. Persone che hanno sempre avuto il coraggio di rifiutare l’illecito accordo sotterraneo per prevaricare o ottenere l’immeritato. Persone che nell’esercizio dell’ottenimento dei loro diritti non si sono mai avventurate in percorsi abbreviati o facilitati , sopportando il passare del tempo, la lungaggine burocratica e l’esclusione meritocratica. Italiani che pur consapevoli delle conseguenze, non hanno mai abbassato la testa e denunciato crimini, ed illeciti. Cittadini portati al “noi” e meno all'”io”, perchè l’adorazione dell’io ci ha condotto nell’assuefazione dell’illecito e del tutto è possibile. Ecco, vorrei che facessimo tutti un passo indietro nel gridare la nostra rabbia ed indignazione, per far posto a questi italiani, i soli ad aver diritto al posto in prima fila.